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La palude, le zanzare, i rovi

Rana di Lataste - Fonte: https://eunis.eea.europa.eu/

Qual è la prima parola che vi viene in mente pensando ad una palude? Non preoccupatevi se la vostra risposta è “zanzare”, risponde così il 99% delle persone che conosciamo! Per noi invece, che in una palude ci siamo addentrati, la risposta potrebbe essere “rovi”!

Per un conservazionista la prima risposta è “biodiversità”.

Le paludi e le zone umide in generale si possono definire hotspot di biodiversità ricchi di invertebrati, pesci, anfibi, mammiferi ed uccelli, la cui vita dipende, interamente o limitatamente ad alcuni periodi, da questi habitat.

Il 60% delle specie animali e vegetali legate agli ambienti umidi si trova in uno stato di conservazione inadeguato o cattivo (dati ISPRA) e ciò significa che stiamo perdendo il 40% delle specie, animali e vegetali, presenti nel mondo.

Oltre al problema legato alla biodiversità, bisogna anche ricordarsi che le torbiere, che coprono solamente il 3% delle terre emerse, immagazzinano circa il 30% di tutto il carbonio (il doppio di quello di tutte le foreste del mondo messe insieme) e noi abbiamo già perso, a livello globale solo nell’ultimo secolo, oltre il 64% delle zone umide a causa della pressione antropica e del riscaldamento globale.

La Rana di Lataste

In questo scenario non troppo ottimistico abita la più piccola tra le rane rosse italiane, presente solamente nella Pianura Padana e in poche e ristrette zone di Svizzera, Slovenia e Croazia: Rana latastei (o Rana di Lataste). Questa piccola rana abita i prati e gli ambienti con sottobosco che presentano un’elevata umidità relativa dell’aria al suolo, quindi zone molto particolari, dove la falda acquifera si avvicina così tanto al suolo che riesce ad affiorare.

I presupposti per la scomparsa di questa specie ci sono tutti: poche popolazioni relegate in piccole zone non collegate tra loro, in una delle pianure più inquinate d’Europa, e dati sul loro numero quasi assenti o troppo vecchi.

Eppure Rana latastei è davvero importante per questi ambienti. È strettamente collegata a tantissime specie che vi vivono, rendendola, nel suo piccolo, una specie cardine in quelle che sono le piccole realtà palustri della nostra pianura.

Forza! Stivali e mascherina!

C’è una piccola palude, un relitto che ci arriva direttamente dall’ultima glaciazione, in una frazione del Comune di Tombolo (PD), la Palude di Onara, che ancora presenta una popolazione di Rana latastei.

Qui, nell’inverno del secondo lockdown, ci siamo infilati gli stivali, armati di pazienza, mascherina (per proteggerci più che altro la faccia dalle spine che dal virus) e, con rispetto, siamo penetrati in alcune delle zone chiuse dai rovi, che sembrano quasi voler proteggere quel bosco rimasto intatto da almeno 11 mila anni.

Il progetto pilota, svolto all’interno della Palude prevedeva il monitoraggio della presenza di pozze adatte alla riproduzione di questa specie e della presenza di ovature (ovvero gli ammassi di uova che le femmine depongono in acqua). Questa esperienza è stata il fondamentale punto di partenza per la costruzione del vero e proprio progetto di conservazione, studiato in modo che potesse essere esteso a tutto l’areale di distribuzione di questa piccola rana.

Abbiamo trovato e geolocalizzato 19 pozze, delle quali 5 contenenti ovature (per un totale di 20 ovature), punto di partenza per le future campagne di monitoraggio.

Veduta della palude e del fiume Tergola - Foto di Devis Di Giovinazzo

Il progetto

All’interno del Master “Salvaguardia della fauna selvatica: per una conservazione integrata” dell’Università di Padova, abbiamo scritto il nostro progetto “Piano d’azione per la salvaguardia di Rana latastei e ideazione di Biodiversity Conservation Platform (BCP)”, con la speranza di renderlo operativo nei prossimi anni.

Una parte consistente del progetto riguarda la creazione del databaseBiodiversity Conservation Platform” che permette di raccogliere ed organizzare tutti i dati ottenuti dai monitoraggi svolti per questa specie. I dati raccolti in qualsiasi punto dell’areale di distribuzione della rana, una volta inseriti in questo database, consentirebbero di sviluppare network di ricerca e partnership fondamentali per la conservazione di questo animale e del suo habitat.

Il fulcro del progetto è lo svolgimento di attività didattiche volte all’educazione ambientale nelle scuole e di attività di divulgazione rivolte alla popolazione. Il nostro obiettivo è quello di comunicare in primis i valori che animano la nostra azione di conservazione e di incrementare la consapevolezza del pubblico riguardo questi temi, certi che solo con la collaborazione di tutti, non solo degli addetti ai lavori, riusciremo ad aiutare questo piccolo anfibio a sopravvivere nel suo ambiente naturale.

Andrea Badaile – Marta Moresco – Silvia Sartore

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1 commento su “La palude, le zanzare, i rovi”

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