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Zoo e Covid 19: il “Dietro le quinte”

Archivio Giardino Zoologico di Pistoia

Qualche giorno fa ho avuto l’onore di partecipare alla prima lezione a distanza del corso di Animal Welfare Ethics (etica del benessere animale) dell’Università di Padova e di apprendere molte informazioni del “dietro le quinte” della pandemia direttamente dal racconto del Direttore del Giardino Zoologico di Pistoia, il Dr. Paolo Cavicchio.

A causa della pandemia di Covid 19 i giardini zoologici, come molte altre realtà, si sono dovuti adattare ad una situazione mai vissuta prima.

Che cos’è uno zoo?

Un giardino zoologico è un’impresa (ha una gestione economica, amministrativa), soprattutto in Italia, dove queste strutture sono private e quindi non finanziate dallo Stato italiano. A differenza però di altre aziende, un giardino zoologico ospita animali vivi. Gli zoo si distinguono poi dagli allevamenti in quanto ospitano animali selvatici e sono aperti ai visitatori.

Le strutture zoologiche hanno la fortuna di avere nel loro staff veterinari biologi che hanno le nozioni di virologia fondamentali non solo per affrontare questa nuova sfida e proteggere animali e lavoratori, ma anche per informare in modo corretto le persone che cercano e chiedono informazioni sul virus e la sua diffusione.

“Non eravamo pronti”

Sicuramente molti di voi sapranno, soprattutto se lavorano nel settore scientifico, che gli scienziati già anni fa avevano messo in guardia l’umanità sulla possibilità di una nuova pandemia. Questo non solo perché sappiamo come funzionano i meccanismi della natura, ma anche perché ci siamo resi conto che il nostro rapporto con essa e in particolare con gli animali stava aumentando le probabilità di contatto e trasmissione di patologie tra specie.

Il Dr. Paolo Cavicchio sottolinea che, nonostante gli avvertimenti e le copertine di famose riviste che già nel 2014 titolavano di pandemie e virus futuri, “Non eravamo pronti”.

Come si (com)batte una pandemia?

La chiave per battere le pandemie non è una sola: smettere di mangiare carni di animali selvatici e fermarne il traffico illegale è solo uno dei tasselli. Anche vicino a noi esiste una complessità di interazioni tra uomo e natura e ce lo dimostrano per esempio le conseguenze della presenza di gatti domestici lasciati liberi di spostarsi nell’ambiente.

Quello che la comunità scientifica, i ricercatori, gli esperti e le figure professionali presenti anche nelle strutture zoologiche ci dicono è che l’unico modo per salvare la specie umana è quello di proteggere il pianeta. Come? Adottando quello che viene chiamato l’approccio One Health.

Un messaggio dal passato

“A causa della pandemia molti giardini zoologici hanno dovuto chiudere i propri cancelli per la prima volta dalla seconda guerra mondiale.” afferma il Dr. Paolo Cavicchio, che ci racconta anche un aneddoto molto interessante su un messaggio dal passato.

Nel Museo civico di zoologia di Roma è stata restaurata una foca imbalsamata esposta nel museo dalla seconda guerra mondiale. Durante il restauro, dietro la cavità oculare, è stato trovato un piccolo involucro con un messaggio: i tassidermisti che per la prima volta avevano preparato l’animale avevano scritto come questo fosse deceduto a causa dell’interruzione della fornitura di pesce allo zoo. A causa dello sbarco degli americani ad Anzio durante la seconda guerra mondiale, il governo aveva proibito ogni spostamento all’interno della città. Gli animali erano morti di fame. I tassidermisti hanno voluto pertanto mettere per iscritto il loro disappunto nel sapere che degli animali erano morti per faccende prettamente umane.

Per fortuna non abbiamo dovuto (ri)vivere un tale orrore nel 2020.

Tuttavia questo collegamento tra la storia umana e la vita degli animali, così vivido per una volta, sottilmente inquietante, ci fa comprendere come le scelte dell’umanità ricadano spesso sulla natura e sugli animali.

Gli zoo come hanno affrontato la pandemia?

Molti giardini zoologici italiani hanno deciso di osservare una chiusura da marzo fino a maggio, mesi in cui solitamente ricevono la maggior percentuale di visitatori dell’intero anno. Non c’è da stupirsi quindi se i giardini zoologici devono affrontare quella che Paolo Cavicchio definisce “la più grande crisi degli ultimi 50 anni“.

Archivio Giardino Zoologico di Pistoia

I giardini zoologici devono, anche durante una pandemia, assicurare il benessere ai propri animali. Le sfide principali durante questa pandemia sono state sicuramente quelle di garantire agli animali di poter rimanere liberi da malattie e fame. Ovviamente anche la salute del personale è sempre stata al primo posto. Infatti lo staff delle strutture zoologiche ha dovuto continuare a lavorare per prendersi cura degli animali. Qui trovate un bellissimo video realizzato dall’Associazione Italiana Guardiani di Zoo (AIGZOO) in collaborazione con i giardini zoologici italiani a testimonianza della grande passione con cui hanno continuato a svolgere il loro lavoro.

Molti giardini zoologici hanno dovuto sospendere i progetti di ricerca interni e quelli di conservazione in natura. Tuttavia hanno mantenuto le collaborazioni con le università, le associazioni ed organizzazioni che seguono questi progetti e continuato a fare informazione sulla loro importanza.

Archivio Giardino Zoologico di Pistoia

Un aspetto che gli zoo e gli acquari hanno dovuto considerare durante il lockdown è stato l’approvvigionamento del cibo per gli animali. Questo problema va considerato pensando che alcuni alimenti, come il pesce per i pinguini e altri animali marini, a volte proviene dall’estero. Queste strutture in un periodo di emergenza hanno iniziato a chiedersi quanto tempo avrebbero potuto resistere prima di dover affrontare una crisi logistica.

Il confronto con il resto del mondo

I giardini zoologici di tutto il mondo si sono più volte confrontati per capire meglio la situazione e come poterla affrontare. Per esempio hanno chiesto anche consigli suggerimenti a strutture asiatiche che in passato hanno dovuto affrontare altre epidemie.

Giardini zoologici situati all’estero sono purtroppo andati incontro al fallimento, altri sono assimilabili ad organizzazioni no profit. In quest’ultimo caso quindi si sostengono solo grazie a donazioni e alla vendita dei biglietti di ingresso. In alcuni casi sono giunti aiuti economici dai governi degli stati di appartenenza. Come già sottolineato, questo non vale per gli zoo italiani.

Alcuni zoo sono stati costretti a diminuire il proprio personale, a creare nuovi turni e alternanze per evitare potenziali contagi e rispettare le norme di sicurezza. Purtroppo questo ha inevitabilmente triplicando la mole di lavoro dei guardiani da zoo, i keepers.

Ma cosa sarebbe successo che si fosse ammalato un keeper? 

All’inizio di aprile venne diffusa la notizia che una tigre ospitata  nello zoo del Bronx mostrava sintomi respiratori e inappetenza. Qualche giorno dopo, un altro esemplare di tigre nello stesso zoo e due leoni iniziarono ad avere gli stessi sintomi. Gli animali sono risultati positivi al Covid 19. Successivamente è stato accertato che erano entrati in contatto con un essere umano infetto, in particolare un guardiano da zoo. Da quel momento i giardini zoologici di tutto il mondo hanno lavorato ancor più duramente per proteggere uomini e animali all’interno delle proprie strutture.

La situazione in Europa

In Europa, dopo gli iniziali segnali contrastanti, c’è stata molta unione e supporto tra le strutture e le informazioni condivise tra colleghi sono state fondamentali per permettere agli zoo di affrontare al meglio la situazione. L’Associazione Europea di Zoo e Acquari (EAZA) ha cercato di aiutare le strutture a gestire l’emergenza.

L’Associazione Europea dei veterinari di zoo e fauna selvatica (European Association of Zoo and Wildlife Veterinarians – EAZWV) ha stilato e continuamente aggiornato un protocollo per guidare e supportare gli zoo. Questo prevede delle misure di prevenzione e sicurezza molto più restrittive rispetto alle precedenti, soprattutto per quanto riguarda l’igienizzazione e i dispositivi di protezione durante la gestione degli animali.

Archivio Giardino Zoologico di Pistoia

La comunità dei giardini zoologici ha poi cercato di capire quali fossero le specie che più facilmente potevano contrarre il virus e chiaramente in cima alla lista sono apparsi i primatiFeliniprimati mustelidi sono stati identificati come i gruppi più a rischio.

Le chiusure e riaperture

La crisi vissuta dai giardini zoologici è stata proporzionale alla lunghezza del lockdown, che come sappiamo è stata diversa per ogni paese. In Italia per esempio il primo lockdown è durato molto di più rispetto ad altri stati. Mi rattrista doverlo scrivere, ma alcuni giardini zoologici in Europa sono stati costretti a chiudere. Quando uno zoo chiude, gli animali generalmente vengono ricollocati in altre strutture.

Attualmente molti zoo, anche in Italia, hanno riaperto i propri cancelli, alcuni solo su prenotazione per poter rispettare le direttive dei governi e le norme di sicurezza e distanziamento.

La reazione degli zoo

Ammirevole, energica ed importante è stata la reazione dei giardini zoologici alla situazione di emergenza. Varie iniziative ed in particolare video sono stati realizzati per sottolineare il ruolo degli zoo nello studioconoscenza protezione della vita selvatica e della natura

Tanti e significativi sono stati anche gli appelli lanciati dagli zoo. Molti hanno iniziato campagne di adozione simbolica di specie e animali a distanza per poter garantire il sostentamento degli animali che ospitano. Uno zoo in Giappone ha perfino iniziato a vendere jeans “designed by animals”. Tigriorsi leoni giocano con pezzi di stoffa che vengono poi utilizzati per cucire dei pantaloni strappati alla moda e venduti online (qui sotto trovate il video dedicato all’iniziativa).

La connessione con il pubblico

I giardini zoologici hanno messo a disposizione le proprie risorse per fare informazione sul virus, soprattutto a seguito di richieste e domande da parte dei cittadini.

Molte strutture, anche quelle italiane, hanno potenziato i propri canali social, avviato dirette, pubblicato video foto per far conoscere le specie che ospitano, i propri animali, il ruolo dei giardini zoologici. La comunicazione, anche attraverso i già esistenti blog delle strutture e collaborazioni con riviste, è stata fondamentale per mantenere il contatto con i visitatori. Grazie a tutti questi sforzi è stato possibile arrivare anche a persone fisicamente lontane che prima non entravano in contatto con gli zoo. Questa è stata certamente un’opportunità per far vedere e conoscere ai visitatori ciò che di solito non hanno occasione di imparare andando allo zoo. 

Alcune strutture hanno realizzato ed iniziato un percorso di didattica online dedicato alle famiglie e alle scuole. In questo senso gli zoo hanno avuto un enorme, inestimabile ruolo sociale durante il lockdown. Un ruolo che hanno sempre avuto, soprattutto negli ultimi anni, che spesso è sottovalutato e che continueranno ad avere in futuro.

Quindi, quando veniamo a conoscenza della chiusura di uno zoo o di un acquario dovremmo chiederci quale valore stiamo perdendo.

Ringrazio il Giardino Zoologico di Pistoia, il Dr. Paolo Cavicchio e la responsabile del settore didattico Eleonora Angelini per il loro entusiasmante interesse e la preziosa collaborazione.

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