Salviamo l’Orso è il nome di un’associazione che opera in Italia per salvaguardare l’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus), una sottospecie dell’orso bruno europeo che vive nell’Appennino centrale. Essa si distingue dalle altre popolazioni di orso bruno presenti in Europa soprattutto grazie a caratteri morfologici del cranio. La sottospecie marsicana è stata descritta per la prima volta dal naturalista Giuseppe Altobello nel 1921 e riconosciuta ufficialmente nel 2003.
Ho deciso di parlare di questa sottospecie per vari motivi, tuttavia il principale risiede forse nei numeri. Restano infatti circa 50-60 esemplari di orso bruno marsicano, per questo motivo considerato in pericolo di estinzione.
Scopriamo qualcosa di più sull’orso bruno marsicano…
Probabilmente dovrei iniziare col dire che è il più grande carnivoro italiano (i maschi adulti possono arrivare a pesare 200 kg e raggiungere un’altezza di 190 cm in posizione eretta), precisando però che l’80% della sua dieta è composta da vegetali. Sul sito dell’associazione Salviamo l’Orso vengono presentate alcune delle specie vegetali di cui si ciba l’orso marsicano, ricordandoci come la tipologia di flora presente, il periodo di fruttificazione, le specie animali che si cibano di questi frutti sono strettamente legati tra loro.
In primavera l’orso marsicano preferisce frequentare boschi e fondivalle, mentre nei mesi più caldi si sposta a quote più alte. Per trascorrere l’inverno sceglie una tana in luoghi particolarmente inaccessibili e tranquilli, spesso si tratta di cavità nella roccia, dove accumula rami ed erba per crearsi un giaciglio.
Il periodo degli accoppiamenti inizia a fine primavera, mentre i cuccioli nascono tra dicembre e gennaio. Può sembrare una gravidanza molto lunga, in realtà nelle prime fasi l’ovulo fecondato ferma il suo sviluppo in uno stato di quiescenza detto diapausa embrionale. La gravidanza verrà poi portata a termine durante il letargo invernale grazie alle risorse accumulate dalla femmina in autunno, periodo in cui si è alimentata abbondantemente (iperfagia).
Questo accumulo di energie serve agli esemplari di entrambi i sessi per superare l’inverno e alla femmina portare a termine la gravidanza. Durante il letargo infatti gli orsi si svegliano ed escono dalla tana per mangiare esclusivamente in giornate miti e soprattutto in anni in cui risultano abbondanti i frutti dei faggi (faggiole), che fanno parte della loro dieta.
In tana le femmine daranno alla luce da 1 a 3 cuccioli, evento che avviene ogni 3-4 anni.
A questo proposito lo scorso maggio (2020) nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è stata avvistata e fotografata una femmina con 4 cuccioli, un evento unico per l’orso marsicano e raro persino per le altre popolazioni di orso in Europa. Qui potete trovare l’articolo completo sulla notizia.
Una volta cresciuti i giovani maschi si disperdono in nuovi territori per cercare femmine con cui accoppiarsi, mentre queste ultime restano generalmente vicine alle zone in cui sono nate.
Dove vive
In tempi più remoti l’areale dell’orso marsicano era molto più ampio, si estendeva dai Monti Sibillini (a cavallo tra Marche ed Umbria) fino alla Calabria. I nomi di valli, grotte e città ne testimoniano la presenza, ricordandoci quanto profondamente la natura possa influenzare la cultura umana. Ed è facile comprendere come l’orso possa entrare nell’immaginario collettivo come figura affascinante e misteriosa, visto che ancora ne subiamo il fascino.
Oggi questa sottospecie si trova quasi esclusivamente all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo e della zona protetta che lo circonda (Zona di Protezione Esterna).
Qui l’orso bruno marsicano frequenta le foreste appenniniche (principalmente faggete) e in particolare le zone più difficili da raggiungere per l’uomo. Tuttavia gli esemplari si spostano anche nei fondivalle per integrare una dieta composta del frutto del faggio (faggiola) con altri alimenti come radici e bacche.
Come spesso accade per molte specie, la frammentazione dell’habitat ha portato l’orso a poter vivere esclusivamente in determinate zone, in questo caso nelle aree montane dell’Appennino centrale. L’individuazione, il monitoraggio e il mantenimento di corridoi ecologici anche nelle zone più frequentate dall’uomo sono essenziali per permettere gli spostamenti degli esemplari, l’espansione della specie e mitigare i conflitti con le popolazioni umane.
Cosa minaccia l’orso?
Le minacce principali riguardano la caccia, che non ha ovviamente l’orso come specie target (il divieto di caccia all’orso risale al 1939), ma che ne subisce le conseguenze; il bracconaggio, che ha conseguenze negative sulla fauna selvatica in generale e sull’orso (come l’uso di lacci); l’avvelenamento tramite bocconi diretti anche ad altre specie; gli incidenti stradali; la perdita e trasformazione di habitat; il disturbo antropico (strade, taglio boschivo, presenza umana); la presenza di bestiame, come disturbo, competizione per risorse alimentari, ma anche come causa della trasmissione di malattie.
Purtroppo queste minacce sono comuni a molte specie animali (non a caso alcune sono le stesse nominate nell’articolo dedicato al grifone).
L’incontro tra uomo e orso
Come tutti gli animali selvatici, anche l’orso ha paura dell’uomo (sembra strano ma anche i predatori hanno paura degli esseri umani). Se si sente minacciato, un qualsiasi animale può reagire per difendersi e sappiamo che le femmine di orso con i cuccioli sono particolarmente sensibili, ma anche esemplari feriti o in tana lo sono.
Quando un orso si alza sulle zampe posteriori lo fa per annusare l’aria mentre si guarda intorno, non è un segno di minaccia. Tuttavia se si avvicina rapidamente soffiando significa che si sente minacciato e sta attuando un finto attacco per allontanare l’intruso.
Mantenere la calma, usare un tono di voce calmo e basso, non urlare, non correre, camminare e muoversi lentamente in direzione opposta a quella dell’orso sono i principali comportamenti da attuare quando si incontra un orso.
L’associazione Salviamo l’Orso
L’associazione Salviamo l’Orso è nata dall’interesse condiviso di appassionati, ricercatori, guardie forestali per questa sottospecie, con l’obiettivo di intraprendere azioni ed interventi concreti per la sua protezione e cercando di riunire intorno a sé chiunque sia interessato a tutelare l’orso marsicano.
L’associazione ha come obiettivo quello di sensibilizzare le popolazioni umane che risiedono nei territori dell’orso bruno marsicano per permettere la convivenza con questo straordinario animale, così come di diffondere la conoscenza e l’interesse per questa sottospecie ad un pubblico sempre più ampio.
Quindi come viene protetto l’orso marsicano?
Salviamo l’Orso intraprende diverse attività tra cui la divulgazione di informazioni sull’orso e sul comportamento da tenere nel caso in cui se ne incontri uno, la creazione di cartellonistica informativa specifica, la mitigazione dei conflitti con l’uomo (per esempio attraverso l’installazione di misure di prevenzione dei danni da orso ad apiari e piccoli allevamenti), incontri pubblici, visite guidate e laboratori educativi al museo dell’orso.
Inoltre l’associazione si avvale dell’aiuto delle popolazioni locali per attuare alcuni interventi come l’eliminazione di cordoni di filo spinato, la messa in sicurezza di proprietà (come gli apiari) o il ripristino di aree danneggiate da incendi boschivi. Il recupero della funzionalità di due sottopassi che permettano agli orsi (e ad altre specie) di evitare di dover attraversare le strade e il posizionamento di dissuasori acustici ed ottici per diminuire il numero di incidenti stradali sono due degli importanti traguardi raggiunti.
Vista la passione degli orsi per i frutteti, l’associazione ha suggerito ai proprietari di raccogliere i frutti prima della maturazione per evitare di attirare gli animali. In alternativa, sempre come parte integrante dei progetti dell’associazione, a disposizione degli orsi ci sono i frutteti abbandonati, che vengono potati appositamente per aumentarne la produttività e che sono frequentati ed apprezzati anche da altre specie. Aumentare la disponibilità di risorse alimentari in montagna (questi alberi da frutto si trovano lontano dai paesi) riduce la possibilità che gli orsi si avvicinino agli esseri umani, limitando così eventuali conflitti.
Infine, gli animali domestici possono trasmettere malattie agli orsi, quindi Salviamo l’Orso ha sponsorizzato e organizzato campagne di vaccinazioni di cani, soprattutto da guardiana, in collaborazione con veterinari delle ASL e delle Aree protette nelle zone in cui è presente l’orso.
Gli obiettivi di tutte queste attività sono quelli di diminuire l’impatto delle minacce di origine antropica sulla già esigua popolazione di orso marsicano.
Monitoraggio
L’associazione inoltre monitora i corridoi ecologici fuori dalle aree protette in cerca di segni di presenza di orso, in modo da contribuire alla raccolta dati sulla tanto auspicata espansione della popolazione.
Un monitoraggio costante degli esemplari, del loro comportamento, studi di genetica e delle dinamiche di popolazione condotti dal servizio scientifico del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise permettono una migliore protezione dell’orso marsicano. Conoscerne le abitudini stagionali può aiutare a limitare il disturbo causato dall’uomo (antropico) nelle aree più importanti per l’orso.
Le azioni sono sempre compiute con evidente passione e il successo dei numerosi progetti intrapresi dall’associazione Salviamo l’Orso è di ottimo auspicio per il futuro dell’orso. Esempi positivi di grande incoraggiamento sono inoltre i progetti per la conservazione della fauna selvatica, e in particolare degli orsi (in Spagna e in Trentino Alto Adige), e l’evidenza che questi sforzi possano invertire la tendenza di diminuzione delle popolazioni.
“Assicurare un futuro all’orso in Italia”
Sono le parole di Salviamo l’Orso che più mi hanno colpito. Come per molte specie, questo è il momento di decidere se vorremo averle ancora in Italia, se vogliamo fare della loro presenza un vanto per il nostro paese o se tra qualche anno, guardando indietro, vivremo nel rimorso di non aver fatto abbastanza e nella consapevolezza che non potremo più vedere nemmeno un esemplare di quella specie, né tanto meno sentirne parlare.
L’associazione Salviamo l’Orso ha deciso da che parte stare e io ho pensato di dare un piccolo contributo alla valorizzazione dell’orso bruno marsicano dedicandogli un articolo, con la speranza che sempre più persone decidano di avere un ruolo attivo nella sua conservazione dopo averlo conosciuto meglio.
Proteggere una specie per salvaguardare l’ecosistema
Come sappiamo, salvaguardare una specie significa proteggere l’intero ecosistema e il territorio italiano, a beneficio anche dell’uomo. Il valore di una specie o sottospecie è inestimabile, va protetta, studiata, valorizzata e soprattutto fatta conoscere. Sì perché il fascino degli animali, soprattutto dei grandi carnivori, ammalia da sempre l’essere umano, ma per poter continuare ad affascinare devono continuare ad esistere, venire protetti ed essere conosciuti. Arrivare al pubblico significa riuscire ancora una volta a suscitare interesse e fascino.
Ascoltando le voci dell’associazione, anche tramite i social media, e navigando piacevolmente sul loro sito, mi rendo sempre più conto di quanto sia importante ricordare agli esseri umani che dipendiamo dagli ecosistemi (qui puoi scoprire cosa la natura fa per l’uomo), dal loro stato di salute, quanto questo significhi iniziare a leggere il nostro rapporto con la natura in chiave positiva. Le specie animali e vegetali sono una risorsa per gli esseri umani e noi dovremmo esserlo per loro, beneficiando entrambi di un rapporto che condividiamo da molto più tempo di quanto siamo soliti ricordare a noi stessi.
Curiosità sull’orso bruno marsicano…
Il verso dell’orso si chiama ruglio
Nella dieta dell’orso marsicano troviamo ghiande, bacche, radici, miele, insetti e carcasse di altri animali
Un orso marsicano può vivere fino a 40 anni, ma in natura difficilmente supera i 25 anni di età
Il periodo di svernamento può durare fino a 5 mesi
La madre resta con i cuccioli per circa un anno e mezzo
Nel 2010 è stato riportato un accoppiamento nel mese di novembre (abbiamo detto che di solito gli accoppiamenti avvengono a fine primavera), la femmina era accompagnata da un cucciolo di circa un anno che è fuggito vedendo un maschio adulto avvicinarsi. I due adulti si sono annusati a vicenda e hanno ingaggiato 5-6 minuti di gioco, per poi accoppiarsi. La madre non ha mostrato comportamenti di difesa della prole e dopo l’accoppiamento si è allontanata nella direzione in cui era andato il cucciolo.
La popolazione di orso bruno marsicano vive isolata dalle altre popolazioni di orso bruno presenti in Europa. Lo studio dei campioni di DNA di questa sottospecie ha dimostrato che la connessione tra le popolazioni si è persa circa 3-4.000 anni fa.
Ringrazio l’associazione Salviamo l’Orso per la preziosa collaborazione.
La pagina che preferisco del sito di Salviamo l’Orso è quella in cui viene spiegato come ci si dovrebbe comportare se si dovesse incontrare un orso (ci tengo a ricordare che bisogna sempre evitare di disturbare gli animali selvatici).
Se volete saperne di più sul perché sia necessario proteggere l’orso bruno marsicano, visitate questa pagina.
Per saperne di più e scoprire come contribuire alla salvaguardia dell’orso bruno marsicano, visitate il sito di Salviamo l’Orso.
Riferimenti
Benazzo, A., Trucchi, E., Cahill, J. A., Delser, P. M., Mona, S., Fumagalli, M., … & Ometto, L. (2017). Survival and divergence in a small group: The extraordinary genomic history of the endangered Apennine brown bear stragglers. Proceedings of the National Academy of Sciences, 114(45), E9589-E9597.
Tosoni, E., Paolozzi, G., Trella, E., Boitani, L., & Ciucci, P. (2012). A case of autumn mating in the Apennine brown bear (Ursus arctos marsicanus). Hystrix, the Italian Journal of Mammalogy, 22(2).